Manca l’Europa
Di Carlo Pelanda (23-12-2008)
A che punto siamo nella gestione della crisi recessiva nell’eurozona e in Italia?
La crisi è
dovuta al crollo della domanda globale, quindi delle esportazioni, ed è a
rapidissimo sviluppo. Ne usciremo quando l’America – nei prossimi mesi
sottoposta ad una cura stimolativa da cavallo - riprenderà ad importare,
probabilmente nell’estate 2009, risollevando l’economia cinese e, con la
rimessa in moto di questo volano, tutto il ciclo del commercio globale, gradualmente.
Germania ed Italia, che sono le maggiori potenze esportatrici dell’eurozona, troveranno nuovamente un ciclo favorevole alla
fine del 2009, primi del 2010. Ma la ripresa americana, pur spettacolare, non
sarà così robusta da produrre un traino globale forte. Inoltre non è escluso
che l’America punti alla svalutazione competitiva del dollaro per ricrescere
più in fretta mettendo in trappola decompetitiva l’eurozona con valuta a cambio elevato. Se è così, allora la
missione europea è chiarissima. Ci vogliono due politiche: (a) sostenere per un
anno l’occupazione evitando il più possibile sia fallimenti di imprese sia
licenziamenti; (b) parallelamente, mettere in cantiere politiche economiche
stimolative, tra cui la detassazione strutturale, in
modo da pompare più crescita nei mercati
interni per bilanciare una ripresa non sufficiente dell’export. La prima azione
è una sorta di “finanziamento ponte” a termine. I Paesi europei lo stanno
attuando pur con diversi metodi, per esempio di tipo straordinario quello
tedesco, estensione del regime ordinario della Cassa integrazione guadagni (Cig) in Italia. Per un anno i bilanci pubblici europei
possono reggere con sussidio lo stipendio di lavoratori che sarebbero
altrimenti licenziati. I dipendenti a rischio sono parecchi, quasi seicentomila
in Italia, vicino al milione in Germania. Ma c’è un pericolo in tale soluzione.
Le imprese potrebbero scaricare sul conto pubblico più gente del necessario,
appesantendolo. Se la fase bassa del mercato durasse più di un anno, e se la
ripresa fosse più debole del previsto, un secondo anno con tali garanzie
farebbe saltare i bilanci statali. Per evitarlo, la ripresa dovrebbe essere
anticipata, sostenuta e moltiplicata anche dalla stimolazione del mercato
europeo, cioè dalla seconda azione. Qui ancora non ci siamo. Infatti il Fondo
monetario internazionale è stato durissimo nel criticare i Paesi europei per la
pochezza delle loro politiche stimolative, in
particolare